Arte e storia
Il Cilento e le sue risorse. Storia, arte, paesaggio, cibo, mare e sconfinati orizzonti. È il valore del Mediterraneo, il valore dello scambio tra mare e terra, scambio di popoli e di merci, scambio di culture e colture.
Il Cilento è oggi un paesaggio vivente e vitale che conserva allo stesso tempo i caratteri tradizionali che l’hanno generato nell’organizzazione del territorio, nella trama dei percorsi, nella struttura delle coltivazioni, nel sistema degli insediamenti, nelle tradizioni.
(cit. Parco del Cilento Il paesaggio vivente, Napoli, Electa, 1998)
Il Cilento presenta un articolato insieme di evidenze storiche e si configura come area di frontiera e di contaminazioni. Nella preistoria le maggiori evidenze sono rappresentate dalle grotte e approdi soprattutto nella costa a sud del Cilento, per poi salire alla struttura territoriale della protostoria fino all’organizzazione urbana della Magna Grecia, all’egemonia lucana e passando per il Medioevo sino all’Età contemporanea. Un’area ricca di storia e di popolazioni, dagli abitanti paleolitici delle grotte di Camerota, dei villaggi neolitici, fino a quelli dell’Età del Bronzo. Popolazioni sempre in movimento tra mare e interno, ma soprattutto in costante contatto e scambio con le popolazioni del Mediterraneo, scambi di uomini e di merci, terra di porti e marinai.
E proprio nell’ambito di quel fenomeno migratorio che fu la colonizzazione dell’Italia meridionale, i Greci fondarono la città di Poseidonia-Paestum (alla fine del VII secolo a.C.), Elea-Velia (dopo la metà del VI sec. a.C. e Pixous-Bussento (prima metà del V sec. a.C.). E proprio Poseidonia e Velia ancora oggi rappresentano due tra le principali aree archeologiche di tutto il meridione d’Italia. In un’ideale triade, a Paestum e Velia bisogna aggiungere la Certosa di Padula, la più grande d’Italia, una delle più grandi d’Europa. Fondata nel 1306 da Tommaso di Sanseverino, subì nei secoli numerosi ampliamenti e rimaneggiamenti, ed oggi dopo numerosi restauri la ritroviamo nelle sue forme barocche che ne fanno una delle più affascinanti mete del Sud Italia.
Ma tornando alla stratificazione storico artistica del Cilento, le parole dello storico Francesco Abbate illuminano la geografia artistica di questa terra:
La politica unificante del territorio portata avanti dai vescovi, nel tentativo di “evangelizzare” una popolazione fortemente legata, almeno nei suoi strati più popolari, ad una religione ampiamente pervasa di elementi magici e pagani, aveva nelle immagini sacre un veicolo fondamentale di educazione e propaganda.
Terzo elemento, di non scarsa importanza anche questo, proprio per i riflessi che avrà sulla produzione artistica, sia il Vallo di Diano che parte del Cilento saranno, e per un lungo lasso di tempo, dominio dei Sanseverino, la più potente famiglia feudale del Regno. […]
(Francesco Abbate, in Il Cilento Ritrovato, La produzione artistica nell’Antica Diocesi di Capaccio, Electa, Napoli, 1990, p.17)
Mi preme evidenziare alcuni siti di eccezionale interesse che illustrano la complessa trama storico artistica del Cilento.
È il paesaggio culturale del Parco del Cilento, paesaggio naturale e storico, come l’eccezionale Battistero di San Giovanni in fonte, luogo che si potrebbe definire emblematico della natura che si fa storia. Questo edificio risalente al V secolo d. C., che conserva ancora le sue forme originarie, si distingue per la caratteristica di essere fondato su di una sorgente d’acqua che pervade l’interno della struttura architettonica per poi defluire in un torrente esterno. Un altro complesso di straordinario interesse e rilievo storico artistico è la Badia di Santa Maria di Pattano, monastero italo-greco risalente al decimo secolo d. C. L’insieme è formato dalla chiesa di Santa Maria, attualmente a cielo aperto ma conservante un’abside gotica, dalla torre campanaria di epoca alto medioevale e dalla chiesa di San Filadelfo, che presenta un’abside interamente affrescata, con una teoria di Santi e la Madonna al centro nello stile tardo bizantino.
Nel sud del Cilento incontriamo il suggestivo paese di Roccagloriosa, particolarmente ricco di testimonianze archeologiche. Poco distante dall’abitato si trova la necropoli risalente al V secolo a. C. costituita da un’interessante serie di tombe. Nel paese un piccolo museo conserva numerosi reperti fittili e bronzei, e un corredo funerario femminile in oro, di straordinaria finezza. A Vallo della Lucania ha sede il Museo Diocesano che dal 1982 raccoglie un cospicuo numero di dipinti, statue lignee, oggetti sacri e sculture originariamente dislocate nelle chiese della Diocesi e che dopo il terremoto del 1980 vennero qui messi al sicuro. Quell’intuizione originaria ha permesso di creare un’area museale tra le più ricche dell’Italia meridionale.
Questi sono solo alcuni esempi della ricchezza del patrimonio artistico cilentano, che spesso è visitabile con difficoltà e non strutturato in un circuito unitario di fruibilità. Ancora oggi territorio per esploratori dell’arte.
(testo e ricerche a cura di Antonio Prinzo)